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Scambio di Coppia

"Villa Mary... erotismo senza fine"


di quartofederico
19.06.2020    |    10.146    |    12 9.9
"Ci riuscì, ma poi mi fece intendere che voleva condividerlo con me..."
RICORDATE……il suono del videocitofono ci ricordò che aspettavamo sia Giorgio che Fede.

Era Giorgio. Maria aprì il cancello con il telecomando e gli andammo incontro nel viale.
"Waoo, siete uno splendore - disse rivolte a noi due - su fatevi abbracciare!"
Ovviamente, da gran gentiluomo qual era, abbracciò prima Mary e le stampò un bacio sulle labbra.
La donna non se lo fece ripetere una seconda volta e, aprendo la bocca, gli offrì la lingua da succhiare.
Giorgio mi guardò, quasi a chiedermi il permesso, ma visto il mio sorriso, ricambiò, aprendo, a sua volta, la bocca e risucchiò nella sua, la lingua dell'amica.
Il bacio non durò molto, ma questo era davvero il preludio di qualcosa di molto hard che doveva accadere.
Quando si staccò dalle labbra della nostra amica, venne a baciare anche me.
Trattamento quasi identico, ma devo confessare che la tentazione di staccargliela a morsi, per un attimo, credo di averla avuta.
Poi pensai "deve arrivare Federico!"
E non tardò ad arrivare.
Ci trovò nella saletta, quella con il camino, tutti e tre intenti a ridere e scherzare.
"Et voilà! Eccoci, finalmente, tutti e quattro - disse, stringendo la mano a Giorgio, poi, rivolto a noi due - siete stupende, sembrate...."
"E dillo - lo stuzzicò la moglie - non può che farci piacere! Stasera, io ed Elena, ci proponiamo per un’ asta di beneficenza".
"Giorgio, dobbiamo stare attenti! Queste due hanno intenzioni bellicose e, per voi due, quale sarebbe la base d'asta?" disse in tono scherzoso.
La serata, stava prendendo proprio una bella piega. Federico propose un "negroni" e mi chiese di aiutarlo a prepararlo.
"Non ne sono capace, ma posso sempre farti da camerierina" risposi, ed insieme ci dirigemmo dietro il bancone del bar.
"Vi siete annoiate, oggi, tutte sole?" ironizzò Federico ed io, sfacciatamente, mi strinsi a lui, strusciandomi sul suo fianco.
"Tantissimo, spero di trovare, stasera, un diversivo meno noioso" dissi facendo la gattina smorfiosa.
Mi girò e mi attrasse a sé e, come una calamita, fui attratta dalle sue labbra e ci baciammo.
Dapprima le sue labbra sulle mie poi, come la sua lingua lasciò la sua bocca, fui pronta ad accoglierla nella mia e cominciarono ad aggrovigliarsi l'una all'altra.
Non avevo mai baciato altro uomo, che non fosse Giorgio, anche nelle più sfrenate situazioni in cui mi ero trovata; ma, con Fede, volevo essere davvero spregiudicata, come mi aveva consigliato sua moglie.
Sapeva baciare e... non solo.
Le sue mani mi carezzavano tutto il corpo.
Il seno, che fece straripare dal vestito, i fianchi, il culo e, se non lo fermavo, mi avrebbe posseduta là, dietro il bancone.
"Tocca!" mi disse, prendendo la mia mano e portandosela sul cazzo.
Era durissimo e sicuramente fu un dolore per me, ma anche per lui, non continuare.
Riuscii a dire solo: "Dopo, dopo, dai... sarà più bello" e, sebbene non convinta, mi staccai da lui.
Preparò velocemente il cocktail e, dopo aver messo quattro bicchieri su un vassoio, disse:
"Aspetta" e mi riabbassò il vestito che, per le sue carezze, era salito su, quasi a lasciarmi il culo nudo.
Mi precedette verso il tavolo, dove trovammo Maria tra le gambe di Giorgio che si prodigava in un succulento pompino.
Il mio uomo guidava la testolina castana della mia novella amica e complice, con quella maestria che ben conoscevo.
Fu un attimo! Poggiai il vassoio sul tavolino e, strizzando l'occhio a Federico, mi sedetti sulla poltroncina e, per stare più comoda, mi alzai il vestito al pube, mentre allungavo la mano verso la patta dei suoi pantaloni.
La lampo fu immediatamente aperta e, inserita la mano al suo interno, ne tirai fuori un gran bel cazzo: quello di Fede già bello duro.
Già l'avevo conosciuto in occasione della mia festa qui in villa, ma, avendolo potuto osservare a pochi centimetri dai miei occhi, mi sembrò davvero un bellissimo e, spero buonissimo, cazzo.
Quello che veramente attraeva era la somiglianza, quasi gemellare, con l'affare di Giorgio, soprattutto per la lunghezza, ma questo si allargava di parecchio all'attaccatura sulla pelvi, quasi un cuneo di una ventina di centimetri.
Lo presi in mano e cominciai a masturbarlo, scappellandolo completamente.
La cappella violacea apparve in tutta la sua maestosità: il frenulo, sotto, era lungo ed arrivava quasi a lambirne la boccuccia.
Il suo odore mi giunse alle narici come un profumo afrodisiaco e non potei far a meno di avvicinare la bocca e, apertala, mi feci spingere la testolina dentro, fermandola sulla guancia destra.
Se l'odore era afrodisiaco, il sapore era una vera delizia. Lentamente cominciai a succhiarlo, per poi risputarlo in modo da leccare dalla cappella ai testicoli.
Riuscii anche a metterne in bocca uno alla volta, facendolo scattare in avanti.
Era veramente alla mia mercé e questa specie di dominio che esercitavo su di lui, mi illanguidiva e mi eccitava oltremodo.
La lingua raccolse la prima gocciolina trasparente che fuoriuscì dal meato: un sapore dolce che arricchì ancor più la sensazione di troiaggine, che stava prendendo il sopravvento nella mia mente.
Giorgio nel frattempo si stava dando da fare con Maria, che ormai era partita e voleva concludere la pompa.
Lo guardava negli occhi e quando lui si staccò dalla sua bocca, capì che stava per godere. Fulminea, cacciò la lingua e aspettò che arrivassero gli spruzzi.
Giorgio prese a segarsi come impazzito e con un rauco urlo venne, inondando il viso della donna in ginocchio ai suoi piedi.
Riavvicinò il cazzo alla bocca della padrona di casa che, senza farsi pregare, lo risucchiò, cavandogli le ultime stille del suo piacere.
Esausta, si rialzò e mi si sedette accanto.
Ora avevo su di me gli occhi di loro due.
Giorgio, volendo partecipare, mi pose la mano sulla testa onde guidarmi, ma io volevo solo quella di Federico.
Era davvero enorme, ma riuscivo lo stesso a farmelo entrare quasi fino in gola.
Poi lo cacciavo, succhiavo la cappella e me lo riportavo giù, fino in gola .
Ormai anche lui stava per raggiungere l'acme del piacere, ma io non volevo imbrattarmi il viso ed i capelli come Maria, per cui, aumentando il ritmo, lo feci scoppiare dentro la mia bocca e, solo allora, lo lasciai, sputando in parte quella saporitissima crema.
Ci ripulimmo con abbondantissimi fazzolettini imbevuti e, esausti, ognuno di noi prese a sorseggiare il suo drink.
Sembrava proprio che i giochi delle parti e dei ruoli si stavano delineando.
Eravamo ancora tutti e quattro alquanto discinti, ma, forse, dato il clima che si era creato, potevamo benissimo spogliarci del tutto.
Non osai proporlo, ma Maria, quasi mi avesse letto nel pensiero, si tolse il suo abito e rimase completamente nuda.
I due maschietti la seguirono a ruota e l'ultima a spogliarsi fui proprio io.
"Signori, cosa volete che vi prepari?" chiese Federico.
"Esponici il menù" propose ironicamente Giorgio.
"Stasera la casa consiglia "Maccaroncini cacio e pepe" oppure "Spaghetti alla carbonara": che preferite?"
Dopo una breve consultazione Giorgio fece da portavoce.
"Carbonara" a patto che fosse cucinata con il guanciale.
"Ovviamente!?" aggiunse Federico e subito chiese un aiutante in cucina.
Senza pensarci due volte, mi alzai di scatto e fui subito assunta come aiuto chef.
Egli davanti, io dietro, seguivo quel maschio che veramente mi attizzava.
In cucina, sempre standogli accanto, chiesi:
"Ti è piaciuto... sono stata brava?"
"Sì molto, e anche molto brava, anche se...." non finì la frase.
"Anche se?" domandai incuriosita, guardandolo negli occhi.
"Posso anche sbagliarmi, ma ho avuto l'impressione che fosse una ripicca nei confronti di Giorgio, per quello che stava facendo con mia moglie; - disse - il gioco rimane tale, se non ci sono gelosie di sorta."
Disse tutto questo senza guardarmi, mentre continuava a preparare la carbonara.
In effetti un pizzico di rabbia, per il troppo interessamento di mio marito nei confronti di Mary, l'avevo provato; ma non pensavo d'averlo dato a vedere, credevo d'averlo ben nascosto.
Comunque, mi era chiaro che avevo sottovalutato la capacità di Federico di cogliere ogni minimo particolare.
Mi ripromisi di farlo ricredere.
L'acqua nella pentola bolliva e vi misi la pasta, mentre "il cuoco" preparava le uova.
Otto minuti di cottura, poi Federico, la mantecò in padella, con le uova e il guanciale, riversando il tutto su un elegantissimo piatto da "spaghettata".
Un profumino delizioso arrivò alle narici e mi fu affidato il compito di servire in tavola.
"Buonissimi" fu l'apprezzamento di tutti, e Giorgio se ne servì, addirittura, due piatti.
Il dopo cena stava cadendo nella noia, con i soliti discorsi dei maschi sul calcio e sulle loro squadre del cuore.
Maria, geniale come al sempre, si avvicinò a suo marito e, nuda com'era, gli si sedette sulle gambe.
Cominciò a limonare facendogli, per forza di cosa, interrompere il suo parlare. Federico rispose al suo bacio e le fece sentire il cazzo duro in mezzo alle gambe.
Si alzò quel tanto per farlo svettare e si risedette, piano piano, fino a farlo scomparire nella vagina.
Io e Giorgio li guardavamo con ammirazione e stavamo quasi per imitarli, quando Mary ci attirò verso di loro.
Prese il cazzo di Giorgio in mano e piegandosi di lato cercò di prenderlo in bocca. Ci riuscì, ma poi mi fece intendere che voleva condividerlo con me.
Sembravamo una scultura marmorea: due Grazie e due Fauni, pronti al godimento totale, ma non era ancora giunto il momento: quel finale lo avevamo riservato per il dopo, a letto.
Noi donne ci staccammo dal gruppo, lasciandoli delusi ed eccitati e ci sedemmo di fronte a loro sul divanetto.
Tenerli in caldo era il nostro scopo e, quindi, con le gambe aperte, io cominciai a masturbarla, ricevendo dalla mia amica le identiche intime carezze.
Eravamo bagnate e ben lubrificate: le dita scivolavano dentro le nostre intimità che, emettendo umori in continuazione, provvedevano ad irrorare le dita, proseguendo il loro percorso fin giù lungo il perineo.
Maria, improvvisamente, si impadronì della mia mano e poggiò il mio polpastrello sul suo ano.
D'istinto spinsi e forzai l'orifizio: entrò per metà, fermo nel suo retto; sentivo il pulsare della vena rettale.
Era una cosa nuova per me ma, guardandola negli occhi, capii il piacere che stava provando.
Non avevo chiesto nulla, ma Maria, intuendo che mi sarebbe piaciuto provare, poggiò anche lei il dito ed io non feci nulla per fermarla. Cominciammo, così a penetrarci l'ano reciprocamente.
Mentre mi baciava il collo e leccava il lobo dell'orecchio, mi sussurrò:
"Prova a fartelo fare da Federico; ha il cazzo adatto per far godere una donna, di culo."
Queste parole mi rintronarono nel cervello e, quando ci alzammo dal divano mano nella mano, salimmo le scale seguite da Giorgio e Federico.
Sulla porta della camera a noi assegnata, inaspettatamente Giorgio salutò Fede e Maria e, quasi spingendomi, entrammo nella suite.
Lo guardai perplessa:
"Credevo volessi continuare la serata nel nostro letto" dissi.
"Ti intriga molto Federico - chiese - è tutta la sera che gli stai dietro".
"Mi piace; è una persona che ispira fiducia e sa come prenderti, ma ho notato che anche Maria non ti è indifferente" gli risposi di rimando.
"Sì ha un culo che mi eccita da morire, ma giustamente volevo parlarne prima con te. Abbiamo sempre concordato tutto assieme, per cui, se ci deve essere scambio, fra me e te, perché loro sicuramente sono propensi, dovrà esserci la certezza che questa cosa interessi entrambi.
Se per te va bene, io non ti ostacolo e tu farai lo stesso con me".dissi
Mi allontanai ed andai in bagno per lavarmi i denti e fare la pipì.
Giorgio mi seguì e sull'uscio:
"Non farti il bidet, asciugati solo con la carta igienica"
E così feci.
La nostra camera era comunicante con quella degli altri due.
Fui proprio io, molto sfacciatamente a bussare alla loro porta e Maria, dall'altra parte, disse: "Avanti"
Non avevano chiuso a chiave e girai la maniglia con un po' di batticuore.
Federico era steso sul letto e Maria, seduta davanti alla toelettina, si stava spazzolando i capelli.
"Posso aiutarti?" mi proposi, togliendole la spazzola dalle mani.
Come se nulla fosse accaduto, la mia amica si lasciò fare e poi, alzandosi, mi abbracciò e, dopo un bacio lascivo, mi prese per mano e mi condusse sul letto, dal lato di Federico.
Si allontanò e si diresse verso la mia camera, dove Giorgio stava aspettando.
"Aspetta, facciamolo tutti e quattro assieme, per lo meno stasera" dissi con una certa timidezza."
Maria si girò e ci fece cenno di raggiungerla nella camera nostra.
Giorgio era steso sul letto nudo con il cazzo meravigliosamente eretto.
Maria lo fece girare sul fianco e si posizionò a sessantanove sul mio uomo.
La imitai e stendendomi a fianco del marito, attrassi a me Federico che, con la testa tra le mie cosce, cominciò a lappare e baciare.
Era fantastica quella lingua messa a spatola. che percorreva la mia vagina in lungo e largo.
Il cazzo di Federico odorava di sesso e umori: quella sera aveva subito la mia saliva, il suo sperma e gli umori vaginali di Maria.
Non mi importava nulla; lo volevo in bocca, così come era.
Lo tenevo con una mano e con la bocca spalancata cercavo di farlo arrivare in gola. Poi lo tiravo fuori per cominciare a leccarlo:
La lingua scivolava dalla cappella ai testicoli, per poi ritornare di nuovo su, raccogliendo le dolcissime stille di quel vischioso nettare che fuorusciva dal meato.
Ero in un lago di liquefatto piacere, che le contrazioni vaginali portavano in superficie.
Lo stesso lo stava provando Maria, che si lamentava al mio fianco.
Ad un tratto, dovette diventare troppo il maschio piacere, tanto che si staccò da mio marito e si girò verso di me.
Aveva bisogno di una lingua femminile, che la facesse godere con più grazia e meno veemenza.
Mi tirò, mi girò verso di lei e cominciammo noi due un sessantanove, carezzandoci l'un l'altra fianchi e schiena.
Mi trovai così il cazzo di Fede dietro la nuca, ma la sua bocca era all'altezza delle mie natiche.
Non so descrivere la sensazione che stavo provando.
Lui, anche se non me lo aveva detto apertamente, voleva il mio culetto ed io, anche se con una certa inquietudine, aspettavo l'occasione per donarglielo. Ormai ero convinta, e nel momento in cui poggiò la lingua nel solco delle mie natiche, mi partì una scarica di adrenalina che mi fece librare nell'aria.
Mi sentivo la mente sgombra e una sensazione strana nello stomaco.
Federico intanto mi staccò da Mary e la ridonò a mio marito, che era rimasto solo e abbandonato.
Mi manovrava come un manichino: mi adagiò supina su due cuscini e mi alzò le gambe.
Si era disteso sul letto ed io le allungai, poggiandole sulla sua schiena.
Ora continuava a leccare, ma la rosellina del culetto era diventata la sua meta preferita.
Con la lingua a punta forzò, un paio di volte, lo sfintere, riuscendo ad insinuarsi dentro.
Quel calore mi provocò anche una contrazione piuttosto violenta del plesso emorroidale e sentii un piacevolissimo dolore di pancia.
Sperai che non fuoriuscisse nulla di sgradevole, per cui riuscii a mettere la mano per controllare.
Ero bagnata ma pulita; era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere.
Lui ritornò su, scivolando su di me; percorse l'ombelico, il solco del seno, poi i capezzoli e, infine, la bocca.
Risposi a quel bacio, come non avevo mai fatto.
Lo guardavo e, con gli occhi lo supplicavo. Avrei voluto dirgli che era suo, lo volevo e che poteva prenderlo.
Ebbe il mio muto consenso, e
"Vuoi girarti, o ci guardiamo negli occhi" mi sussurrò.
Non risposi subito, ma, come un automa, mi stesi meglio sui cuscini e alzai le gambe sulla pancia.
Si allungò e, dal cassettino del comodino, prese un tubetto di crema.
Poggiò il beccuccio sulla mucosa anale e ne spinse un po' dentro.
Stranamente provai sollievo a contatto con quella crema e quando lui poggiò la cappella turgida tra le mie chiappe, fui io che, prendendoglielo in mano, lo guidai sul buchetto.
La cappella entrò in me facilmente, ma, a mano a mano che scivolava dentro, sentivo quel cazzo sempre più consistente.
Lo fermai con la mano sulla sua pancia, perché già a metà dell'asta cominciai a sentire un po’ di dolore.
Egli capì, si fermò ed uscì di qualche centimetro.
Poi, come se mi stessi abituando a quell'intruso, staccai la mano e lui riprese ad avanzare.
Era davvero doppio: ecco perché Maria si allenava con il plug, pensai.
Una smorfia del viso quando fu tutto dentro e un dolore/piacere mi invase la pancia.
Era dentro ed era bello; chiusi gli occhi per meglio percepire le sensazioni che stavo provando.
Un insieme di palpiti e di spasmi che aumentarono, quando il mio uomo incominciò a chiavarmi.
Credo di aver urlato e graffiato il suo braccio.
Poi fui io stessa a muovere il bacino e a cadenzare il tempo.
"Girami.... lo voglio da dietro" gli gridai
Il dolore mentale che provai quando uscì da me, mi fece fare in fretta la giravolta per mettermi a pecora.
Rientrò in un colpo nel mio retto, che inguainò il membro duro di Federico.
Ormai eravamo pronti a godere e gli sentii accelerare il dentro-fuori.
Me lo tirava completamente fuori dal culo, per spingermelo dentro, in un sol colpo.
L'uscita e l'entrata del cazzo mi provocavano un'alternanza di sentimenti: delusione e piacere, e ormai l'ano così dilatato all'uscita, ogni volta all'entrata si chiudeva, quasi a volerlo tenere prigioniero dentro le viscere.
Incontrai anche la sua mano, nella mia vagina e insieme cominciammo a masturbarla.
Ero già venuta due volte di seguito, ma come mi toccò il clitoride scaricai una copiosa quantità di liquido, tanto da bagnare il letto.
"Vienimi dentro.... allagami la pancia.... voglio un clistere di sborra" vaneggiavo.
E così fu: si irrigidì e, strizzandomi le tette, venne.
Non riuscii a contare gli spruzzi, ma mentre si accasciava su di me continuò a inoculare sperma nell'intestino.
Il suo peso mi soffocava, per cui lo spostai di lato e mi sfilai da sotto.
Ero tramortita, ma sazia.
Gli altri due li avevamo completamente ignorati, come se loro non l'avessero fatto con noi.
Non mi interessava del mondo che mi girava intorno, mi interessava solo del mio godimento.
Respiravo liberamente e mi stavo addormentando.
Non so dopo quando mi ripresi ma, aprendo gli occhi, nel letto Federico non c'era più.
Giorgio sembrava un trombone e Maria anche lei faceva la sua bella parte nella sinfonia.
In punta di piedi mi alzai e dopo essere passata in bagno, sbirciando nell'altra camera vidi Federico che, ancora sveglio, si stiracchiava nel suo lettone.
"Posso dormire con te" chiesi.
"Ti aspettavo; chiudi la porta per favore, magari la sinfonia si attutisce"
Mi stesi vicino, accoccolandomi al suo fianco.






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